di Gabriele Ottaviani
Le cose ci sono anche quando non le vediamo, le persone che spariscono dal quotidiano non è detto che scompaiano del tutto, per dire, anzi…
Quel che affidiamo al vento, Laura Imai Messina, Piemme. Nata a Roma ma trasferitasi giovanissima a Tokyo dove si è addottorata alla Tokyo University of Foreign Studies, docente universitaria, Laura Imai Messina, prendendo le mosse dal dramma reale dello tsunami di nove anni fa, conduce il lettore con mano sicurezza, dolcezza incomparabile, infinita tenerezza, grazia, eleganza ed empatia senza traccia di retorica, in un luogo che, come l’amore e il suo miracolo, esiste davvero, nel Giappone nordorientale, un amplissimo e meraviglioso giardino lungo il ripido Kujira-yama, la cosiddetta Montagna della Balena, chiamato Bell Gardia, laddove è installata una cabina telefonica che ha un apparecchio scollegato. E che dunque proprio per questo motivo può realmente portare la voce di chi lo adopera ovunque, soprattutto lì dove altrimenti, se funzionasse sul serio, non potrebbe mai arrivare, nel mondo di chi è scivolato dall’altra parte, condannando allo strazio della permanenza chi rimane di qua, senza più chi ama, che sia un genitore, un coniuge, un figlio. Un giorno lì arriva Yui. È una donna. Ha trent’anni. Ha perso tutto. Non vuole che vada perso anche il giardino, a costo della sua stessa vita. E… Splendido, fa bene all’anima, la cura e migliora.