Libri

“Divergenze in celluloide”

cinema-sajder-divergenze-celluloide-_3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

La scena assume dei tratti erotici, tanto che, probabilmente, qualsiasi spettatore gay desidererebbe partecipare alla festa o, almeno, vedere di più, e tale possibilità gli viene concessa. Per Antonia lo sguardo diventa troppo intenso e ciò la spinge a lasciare la discoteca. Quando lo sguardo voyeuristico assume la sua prospettiva, quindi, è solo lo spettatore omosessuale a goderne, non lei. Michele porta i due ragazzi a casa sua e la macchina da presa inquadra i tre, nudi, a letto, mentre si baciano e si preparano per un’orgia. Michele va a prendere un preservativo e guarda i suoi partner. Lo sguardo è ricambiato e, nello stesso momento, sembra che uno dei ragazzi penetri l’altro, mentre lui è ormai pronto a raggiungerli. Si tratta della scena più voyeuristica ed erotica del film. La nudità è completa, anche se vengono mostrate solo le natiche. Anche Michele è un voyeur, perché in due momenti guarda i ragazzi in azione. Per lo spettatore la scena è straordinaria, per la visione dei bei corpi maschili e la presenza, finalmente, di un po’ di azione sessuale. Si partecipa con tutti i sensi a queste riprese erotiche. Michele, comunque, non è solo colpevole di provare desiderio sessuale. Antonia non vuole una relazione sessuale, anche se è oggetto dell’interesse di Emir che, intanto, prova a convincerla a iniziare una relazione. Le pone domande sul suo rapporto con la famiglia e, alla fine, le chiede se vuole passare la notte con lui. Lei ride e lui prova a baciarla. Mantenendo sempre il controllo dello sguardo, lo respinge, decidendo di andarsene. Emir prova a dominarla sia con lo sguardo, sia sessualmente, con il bacio e l’invito ad avere un rapporto con lui, ma lei controlla il proprio destino e rifiuta i suoi approcci sessuali. Antonia non è pronta a iniziare un nuovo rapporto e ha paura che lui sia troppo giovane per lei. Tuttavia, alla fine, usa Emir e la sua natura vagante come pretesto per partire per un viaggio dal senso liberatorio.

Divergenze in celluloide – Colore, migrazione e identità nei film gay di Ferzan Özpetek, Ryan Calabretta-Sajder, Mimesis. La carriera di Ferzan Özpetek, cineasta, sceneggiatore e scrittore, è ricca, lunga, variegata e meritatamente onusta di trofei, e si compone in primo luogo di una filmografia nutrita: Il bagno turco, Harem Suare, Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Cuore sacro, Saturno contro, Un giorno perfetto, Mine vaganti, Magnifica presenza, Allacciate le cinture, Rosso Istanbul, Napoli velata, La dea fortuna. In questo novero di pellicole – ognuno avrà di certo la sua preferita – sovente – in alcuni casi in maniera assolutamente centrale e nevralgica – la tematica omosessuale ha un peso specifico senza alcun dubbio significativo: è su questo aspetto in maniera particolare, soprattutto nei film che più degli altri vertono su quest’argomento, declinato nelle più varie sfaccettature, spesso rappresentazioni corali di una realtà che trae la sua forza espressiva dalla veridicità mai retorica e comunque non priva di accenti lirici che ha il suo fulcro nell’irresistibile bisogno di aggregazione, accettazione e comunità, che si focalizza il bel saggio, dotto, chiaro, limpido, approfondito, esaustivo, ricco di livelli di lettura e chiavi d’interpretazione, variegato e solido nell’edificare e ritrarre il contesto storico, economico, sociale, culturale, politico, artistico e intellettuale di quest’esperienza artistica poliedrica, redatto con dovizia di particolari da Ryan Calabretta-Sajder, fra le molte cose dottore di ricerca in lingue moderne e da sei anni Visiting Assistant Professor in italiano all’università di Fayetteville in Arkansas. Da non perdere.

Standard

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...