Libri

“A Dublino con James Joyce”

71hRMO3HdSL._AC_UY218_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

La riscoperta del proprio passato coincideva stavolta con la nascita della figlia Lucia, la secondogenita, e se la propria idea, come spiegò al fratello, era che “noi siamo quello che siamo stati”, cioè che l’età matura è un semplice e logico sviluppo di quella giovanile, del periodo di formazione, i suoi occhi potevano adesso assistere al percorso di una nuova vita sin dal primo sbocciare. Ma tornava ancora indietro: dall’embrione si sviluppa secondo linee costanti, come disse ancora a Stanislaus, il carattere di un essere umano. Quindi, se in Stephen Hero si era concentrato sul periodo dell’Università, almeno nelle pagine che ci sono giunte, adesso recuperava quello felice delle case sulla costa dublinese, a Bray e poi a Blackrock, poi gli studi al collegio di Clongowes, che ricoprono la prima parte dell’opera…

A Dublino con James Joyce, Fabrizio Pasanisi, Giulio Perrone editore. In realtà Joyce è molto meno dublinese di quanto si potrebbe pensare leggendo le opere che compongono la sua produzione letteraria: anzi, non ha mai usato la mano leggera con i suoi connazionali, non ne ha mai edulcorato i tratti per mero patriottismo, e l’allontanamento dalla capitale di una delle nazioni che per lungo tempo è stata, ribaltando poi nell’ultimo periodo pressoché completamente la situazione, sinonimo per antonomasia di arretratezza, ha assunto accenti decisamente malmostosi. C’è però da dire che il suo più celebre personaggio, assieme alla delicata figura d’una fanciulla che sceglie dietro il cretonne delle polverose tende che ne velano una finestra di osservare sventuratamente soltanto una vita che non vive, è in realtà l’artefice, apolide con piena cittadinanza, di una vera e propria Odissea per le strade dublinesi: Pasanisi, con stile dotto e chiaro, prende per mano il lettore e gli sventaglia dinnanzi al volto un mare di suggestioni affascinanti. Da leggere.

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