di Gabriele Ottaviani
Evola rimane il più europeo degli intellettuali italiani tra le due guerre…
Antonio Carulli, Piercarlo Necchi, Manuel Perez Cornejo, Patrizia Trovato, La piccola verità, Mimesis. Filosofo dall’ampia e varia produzione nonostante per sua stessa ammissione non riuscisse – certo però almeno in parte si deve trattare di una belluria, di un vezzo di modestia e insieme vanità – a spiegarsi come potesse essere diventato uno scrittore di filosofia, materia che coltivò da sé e non all’università, anche perché non si riconosceva nella corrente idealista di Croce, Gentile ed epigoni vari, poeta, saggista, cantautore (La cura è anche sua, non esclusivamente di Franco Battiato) e persino attore, nato a Lentini da una famiglia benestante – il padre farmacista gli lascia in eredità un agrumeto da cui ricava un certo reddito che poi integra con supplenze e compilazioni di tesi di laurea – e morto a Catania, dove viveva da tempo da solo (era stato sposato, e dal matrimonio sono nati Elena, Simona, Riccardo, Irene ed Elisa), a pochi mesi dal novantesimo genetliaco nel marzo di cinque anni fa, Manlio Sgalambro, dichiaratamente ateo ma fiducioso nella reincarnazione, e che ha avuto un funerale religioso in piena regola, è stato senza dubbio una figura di raro eclettismo e un pensatore straordinario, che aveva punti di contatto con Schopenhauer, il nichilismo, Rensi, Vanini, l’esistenzialismo, Cioran, Mauthner e non solo: i saggi, ben scritti, ampi, chiari e dotti, qui raccolti, ne tratteggiano vividamente la figura. Da leggere.
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