di Gabriele Ottaviani
«Buongiorno, John, non l’attendevamo così presto». John si sedette con fare risoluto, accavallò le gambe, intrecciò le mani portandole sullo stomaco e con voce chiara e perentoria si rivolse a Ritter: «Vorrei rivedere con voi alcuni aspetti del nostro accordo, se non vi dispiace». «No, certo John, cosa vorresti esattamente?» gli chiese Ritter mostrando disagio. Mentre iniziava a rispondere, con fare noncurante John infilò la mano in tasca e dolcemente premette il pulsante; il delicato click non fu avvertito da nessuno. «Voglio essere sicuro, signor Ritter, che una volta ottenuto il suo scopo lei non possa tornare indietro sulle sue decisioni nei miei riguardi. Io accetto il compito che lei mi affida di sorvegliare il consiglio e le decisioni dei membri, accetto anche di svelare alcuni episodi del passato di qualche persona del consiglio e di votare in conformità alle sue istruzioni. Questo è quello che vuole da me, giusto?». «Giusto, John!». Per la prima volta Fred vide il suo amico disorientato e anche lui del resto non si aspettava tanta audacia da quell’impiegatuccio, ma più di tutto era il tono usato che lasciava sorpresi, autorità mista a consapevolezza dei propri mezzi. Per un istante Fred temette che fosse stato uno sbaglio scoprire le carte in quel modo con Lassiter. Ritter ruppe gli indugi. «Vedo che la notte ti ha portato consiglio e hai colto l’essenza del mio discorso. Ma potresti fare di più, John; se alcuni membri del consiglio non fossero… diciamo apertamente attaccabili, noi potremmo renderli tali se tu mi indicassi quali sono i più facilmente incastrabili. Oh… non preoccuparti, niente di grave, giusto qualche giro di prostituzione, qualche foto qua e là. Che ne dici?». La faccia di John era impenetrabile, una maschera impassibile.
La vita tragicomica, Gabriele Giuliani, Augh!. La vita è complicata, per tutti: ognuno ha i suoi problemi, le sue paure, le sue speranze, le sue gioie, le sue ansie, i suoi segreti, le sue delusioni, le sue incomprensioni, i suoi dolori, i suoi trascurabili momenti di felicità e di infelicità. Si chiama quotidiano perché avviene ogni giorno, a chiunque, siamo tutti commessi e sotto il medesimo cielo, ciascuno è alle prese con avventure e disavventure, ogni cosa, vista da una prospettiva opposta a quella per il tramite della quale siamo abituati a considerarla, appare diversa, distinta, finanche esilarante quando, altrimenti, non potrebbe sembrare altro che tragica. Non c’è nulla di più grottesco dell’esistere, e la vita, del resto, è ciò che succede mentre si è impegnati in altro: ed è nelle loro manie che sono affaccendati, per non dire immersi, avviluppati in una matassa di cui non s’intravvede nemmeno l’ipotesi di un bandolo, questi personaggi, una pinacoteca vividissima di tipi umani frustrati, esasperati, surreali, persino eroici. Giuliani scrive una commedia esistenziale incantevole. Da non farsi sfuggire per nessuna ragione.