di Gabriele Ottaviani
Se vivessi sempre in campagna finirei per delirare…
È stato consigliere di stato, magistrato, collabora con numerose testate, la sua autorevolezza non ha bisogno di presentazioni, la sua lunga carriera parla da sé, la sua prosa è ampia, densa, monumentale, potente, cristallina, raffinata, fluida, mai banale, le trame cesellate, preziose come merletti, brulicanti di personaggi, figurine vivide, caratterizzatissime, ritratti umani e dello spirito del loro tempo, come il mercante del sedicesimo capitolo dei Promessi Sposi, per dirne una, l’emblema di quelli che ben pensano: cambiando quel che dev’essere cambiato, sa amalgamare Scerbanenco, Camilleri e Fruttero e Lucentini, dando vita a romanzi originali, appassionati, appassionanti, divertenti e profondi, che indagano à la Sciascia l’animo umano e la protervia torbida e scabrosa del malaffare, cancrena che ingromma il sistema-Paese. Negli ultimi lustri l’alta velocità è stata una delle principali grandi opere che ha connotato lo sviluppo dell’Italia, il maggiore tra gli investimenti pubblici, una sorta di pozzo di San Patrizio per faccendieri e appaltatori: e questa è la storia di un uomo. Che ha un’amante. E che è un ingegnere. E che muore. suicida. Pare. Il sostituo procuratore Italo Agrò torna sulla scena. Indaga. E… Agrò e i segreti di Giusto, Domenico Cacopardo, Marsilio. Da non lasciarsi sfuggire per nessuna ragione.