di Gabriele Ottaviani
Lei rimase impalata a rigirarsi un grande anello rosso di plastica tra le dita, indecisa sul da farsi. Sospirò e si rimise seduta. “Queste cose rimangono tra noi?” chiese. “Sì,” mentì McCoy. Si accese un’altra sigaretta rosa. “Vediamo se riesco a spiegarmi. In questa città ci sono persone molto ricche, persone molto ricche che si annoiano. A volte fanno delle feste per tirarsi un po’ su. Io do una mano a rendere queste feste un po’ più piccanti. Ho un’agenda piuttosto fornita. La mia lista degli ospiti è imbattibile.” “Puttane comprese?” “A volte, ma più che altro gente interessante. Ragazzi carini, artisti in cerca di un pasto gratis, gruppi musicali che si trovano in città. E di colpo queste persone molto ricche e noiose non sono più noiose, finiscono nelle pagine dei pettegolezzi dell’‘Herald’ e dello ‘Scotsman’ fotografati con Hugh Fraser e con Lulu. Di colpo diventano trendy.” “E ti pagano?” “Oh sì, caro, pagano. Pagano bene. Tutti vogliono essere fighi al giorno d’oggi, anche i più noiosi vecchi banchieri. Tutti vogliono conoscere un musicista famoso, anche un criminale. Magari anche voi potreste darmi una mano, la cosa sta prendendo molto, davvero.”
Gennaio di sangue, Alan Parks, Bompiani. Traduzione di Marco Drago. Il primo giorno dell’anno del Signore millenovecentosettantatré è come sempre una data interlocutoria, intrisa di malinconia come tutti gli attimi quando la festa è trascorsa, e anche se la si è tanto attesa in realtà ci si accorge che non ce la si è goduta davvero, si sperava che qualcosa cambiasse e invece tutto è rimasto immutato, e per di più chi ha gozzovigliato ora ne paga le conseguenze con un diffuso e torpido malessere: per l’ispettore Harry McCoy si tratta di un giorno di lavoro come tanti, è in carcere, un detenuto gli dice che una ragazza sta per essere assassinata e che lui forse può salvarla, ma in realtà di giorno in giorno quello che si trova a compiere nella sua Glasgow neghittosa e nebulosa è un viaggio al termine della notte, il fondo al pozzo dell’abiezione, dello sfruttamento, del sesso e della perversione. Ottimo.