di Gabriele Ottaviani
Dopo questo incontro Giacomo Costantino si ritira silenziosamente dalla Casa Bianca portandosi dentro un’impressione di “profondo rispetto e venerazione” per Monroe. Ma ne riporta anche una sgradevole impressione su certi altri americani, come quel senatore, di cui ritrova il tipo umano allorché sale su una diligenza che lo porta verso Pittsburgh. Ci viaggia un gruppo di kentuckyani che “è veramente impossibile sopportare. È un peccato che un popolo così coraggioso, industrioso e attivo debba essere così rozzo e insolente; si può e si deve stimarlo, ma è proprio difficile che piaccia”. Forse Beltrami ne aveva già incontrato un “testimonial” nella persona del capitano della nave con cui ha traversato l’oceano; kentuckyano in spirito, potremmo dire, benché non ne fosse stata precisata l’origine. Non mancheranno altri incontri del genere. Dopo Filadelfia, Baltimora e Washington, Beltrami non ha la curiosità di visitare New York e Boston, né tantomeno di puntare verso il Sud schiavista, che non può certo piacergli. Si dirige, invece, risolutamente verso il cuore selvaggio dell’America, scavalcando i monti Appalachi in carrozza, in direzione di Pittsburgh e poi in battello a vapore lungo l’Ohio, “che nella lingua degli algonchini significa Bel Fiume”. Non spiega questa decisione di lanciarsi verso la frontiera. È una scelta istintiva da esploratore, foriera di un grande destino. Beltrami sale sul battello a pale rotanti il primo aprile 1823 e si dirige verso est in una navigazione stavolta assai piacevole e quasi di lusso, a differenza di quella nell’Atlantico. Vi trova ottimo cibo, compagnia di gente civile in viaggio per diletto o per affari e un comodo letto, cui “il rumore dell’acqua e del macchinario conferisce una virtù soporifera, difficile da trovare altrove”. In un paio di occasioni Beltrami ha un brusco risveglio. Nei pressi di Maysville Limeston, nel Kentucky, mentre si gode una bella passeggiata nella foresta in occasione di una sosta, Giacomo Costantino viene dimenticato e piantato in asso dal battello a vapore. Si trova solo e abbandonato in riva all’Ohio e se la vede brutta.
Gli italiani alla conquista del West – Tex Willer in tricolore: una storia di uomini (ma anche di donne), Luigi Grassia, Mimesis. L’immaginario collettivo specialmente occidentale, a causa anche di molta filmografia e di altrettanta letteratura, si fonda per certi versi pure sulla pionieristica epica della conquista a bordo di sferraglianti conestoga dalla costa atlantica verso quella pacifica di terre che non erano in effetti propriamente di nessuno ma che come tali furono trattate da chi, in cerca di fortuna, anche venendo dall’Italia, che è stata ed è terra di migranti anche se adesso ama molto non ricordarselo e guardare il prossimo suo dall’alto in basso, anelava il suo posto nel mondo. Luigi Grassia racconta questa vicenda con intensità, passione, dotti riferimenti, molti documenti, dovizia di particolari e bello stile: da leggere.