di Gabriele Ottaviani
Parlare in riva a un mare invernale;
sbiadivano le tracce
delle angosce
nel velarsi delle onde.
Due malattie,
Due anime
strette nelle ferite
Si amano, non fanno
a meno più
l’una dell’altro.
Spingimi la mano
sulla gola, strozzami
Se ti respingo,
spiegami che l’esistenza
È ancora qualcosa:
Una differenza nella mia arrendevolezza. Stringimi
quando
vado cercando sguardi
che non incrocerò mai, solo
per sentirmi più grande,
Mentre tu,
Presente,
qui, mai più, per sempre,
Ora,
Sai dirmi, solo esistendo,
ciò che anche la natura
ignora.
Sei la verità, la via sicura
in cui mi perdo.
Colline, Emilia Vetere, Ensemble. Bastano i titoli dei componimenti di Emilia Vetere per capire che ci troviamo di fronte a un’opera-mondo che tratteggia con mano sicura i connotati della realtà, proteiforme e complessa, precaria e proterva, che ognuno di noi si trova quotidianamente a dover affrontare in base agli strumenti dei quali è in possesso, a seconda della propria sensibilità e della capacità di mettersi in relazione con la sua molteplicità straniante, che sembra mercificare ogni cosa, specialmente i rapporti umani e in generale ciò che non dovrebbe affatto avere prezzo: Città, Il ritorno, Nei campi urbani, Roma, ritratto estivo, Termini, Bello, Ego Centro, A un egocentrico X, Il letterario, Narcisista, A-more, Donna, Distruggerò, Anti, Due malattie, Dove affiora, Errare, Non amare la tigre, La Tigre e il Cervo, Fortuna, Fotografia di un gesto, Neanche più, Rabbia, Cerbiatto, In un giorno, Grigio, La mia vita, La medicina, Uno, due, tre, La solitudine del sole, Cane abbandonato, Lo spacciatore, le dimensioni della mia inquietudine, Tra le carte, Nausea, In un giorno felice, Il limite, Non saprò mai più, A meno, Rovino, Dio, Il canto del gallo, Serenità, Rondini, Consumo, Alchimia del terrore, A colori, Binomio, Un insetto, Ama, Gioia. Con la lirica di Emilia Vetere il lettore compie dunque un viaggio fisico e psicologico fino ai più remoti recessi dell’identità. Da leggere.