di Gabriele Ottaviani
Days, Luigi Cecchi, Laputa. Raccontare significa dare forma alle idee, farle diventare vere, vive, dare loro un corpo, un’immagine, un’essenza, un’esistenza, una concretezza che serve ad affermarle e riaffermarle, al di là di tutte le possibili declinazioni che possiamo loro attribuire, dei toni e delle sfumature. E stabilire dei punti fermi è fondamentale nella nostra realtà liquida e precaria, che tende a mercificare, alienare, spersonalizzare, relativizzare ogni cosa: l’etica, la morale, la società, la cultura, la politica non sono argomenti sui quali si può transigere, perché nel momento in cui si rende legittimo anche l’illegittimo il sistema di valori collassa su sé medesimo, si svuota di senso, e cresce esponenzialmente lo squallore. Attraverso una rappresentazione di granitica solidità e dalle moltissime, tutte assai interessanti, chiavi di lettura e di interpretazione, stratificate su più livelli, attraverso i quali è possibile osservare la sfavillante molteplicità della realtà liquida e in transizione, in costante mutamento che tutti ci avvolge e ci accoglie, come ricordato anche dalla prefazione di Paola Del Zoppo, insigne esegeta letteraria, Luigi Cecchi crea non un semplice fumetto, ammesso e non concesso che l’aggettivo sia appropriato, non una graphic novel come se ne vedono in gran numero in giro, tanto da sembrare in realtà, nonostante la capillare diffusione, qualcosa di elitario e non adatto a tutti, bensì un’originalissima e accessibile, chiara, limpida, immediata analisi e manifestazione, insieme simbolica e concreta, adatta a tutti, delle nostre paure, dei nostri problemi, delle nostre ossessioni, delle soluzioni possibili per un mondo migliore. Da non perdere assolutamente.