di Gabriele Ottaviani
Papillon. In sala dal ventisette di giugno. Ispirata a una storia vera raccontata anche dal suo stesso protagonista, in un’autobiografia senza dubbio fra le migliori del suo genere, e al fantastico film di culto, di cui è di fatto un rifacimento, di quarantacinque anni fa, scritto pure da Dalton Trumbo e interpretato da due attori formidabili come Steve McQueen e Dustin Hoffman, la pellicola di Michael Noer, al di sopra delle aspettative, al netto di qualche lungaggine e di certi dettagli cui, come spesso succede in questo tipo di film, non si presta particolare attenzione, ma che invece sono importanti per la credibilità (dopo anni di isolamento i denti non possono avere uno smalto più bianco del bianco, su…), che comunque è costruita e mantenuta per tutta la durata, assai inferiore a quella del film “originale”, narra, a partire dal millenovecentotrentuno, la storia di un ladro originario della Francia potenza coloniale che viene incastrato da delinquenti assai peggiori, sotto ogni punto di vista, di lui e mandato a scontare l’ergastolo alla Caienna, colonia penale di chiara e tremenda fama. Ma l’anelito di libertà di un uomo che ha tatuata sul petto una farfalla non può essere soppresso così facilmente… Nei ruoli principali Rami Malek e, meglio di lui, un po’ troppo caricaturale perfino per la parte del ricco fuori contesto, Charlie Hunnam (che certo non è il Fassbender di Hunger, ma comunque sostiene meglio del previsto un ruolo iconico che necessita di carisma, bellezza, fascino e fisicità). Bella la fotografia.