di Gabriele Ottaviani
Lei non aveva sporto denuncia. Lei aveva perso il bambino. Lui le era rimasto accanto tutta la notte.
Ho deciso che devi morire, Natalia Lenzi, Giovane Holden. Non è un caso. Una svista. Un eccesso. Un raptus. Un momento d’ira. Non si esce di casa col coltello se non si pensa di usarlo. Non ci si presenta a quello che dev’essere l’incontro chiarificatore armati. Non c’è errore. Non c’è follia. C’è dolo. Crudeltà. Brama di possesso. Criminalità. Volontà di delinquere. O mia o di nessun altro. Non è una donna. Non è una persona. Non ha libertà di decidere. È un oggetto. Una cosa. Una femmina. Da comandare. Sono racconti, quelli di Natalia Lenzi, tragici, dolorosi, importanti. Ben scritti. Perché è una guerra quotidiana. Una strage continua. E non si può né si deve mai tacere. Da leggere.