Libri

“Café Julien”

51m7imvHSCL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Wharton Hookley nutriva la più profonda ammirazione per la personalità incorruttibile della sorella Elsie e spesso sognava i monumenti e le borse di studio che avrebbe istituito in sua memoria dopo la sua morte: l’associazione Elsie Hookley degli studenti d’arte, l’orfanotrofio Elsie Hookley, l’ente Elsie Hookley per la protezione delle donne viaggiatrici (tutti ispirati dall’ultima eccentricità della sorella e sviluppati nei minimi dettagli durante le notti di insonnia di Wharton). Ma il problema era che Elsie non sarebbe mai morta. Questo metteva Wharton in una posizione quanto mai esasperante, e quasi ogni volta che la vedeva o sentiva parlare di lei gli venivano i sudori freddi, al punto che finiva col tradire l’esatto opposto delle emozioni che avrebbe desiderato provare. Come poteva lodare la schiettezza esemplare della sorella finché non fosse stata opportunamente messa a tacere una volta per tutte? Come poteva affermare che, nonostante Elsie fosse un’anticonformista, nonostante avesse buttato alle ortiche la tradizione degli Hookley, in realtà era lei l’anima più nobile, quando continuava a sentir ripetere che Elsie non gli portava nessun rancore per averla defraudata della sua legittima eredità?

Café Julien, Dawn Powell, Fazi, traduzione di Silvia Castoldi, introduzione di Natalia Aspesi. Al café Julien, nome fittizio che cela un locale vero, si va per divertirsi. Per dimenticare. Per bere. Per non pensare più all’amore perduto. Per innamorarsi ancora. Per chiedere soldi in prestito. Per vedere. Per farsi vedere. Per scambiarsi messaggi. Informazioni. Segreti. Rivelazioni. Per costruire la propria fama o per distruggere la reputazione di qualcun altro. È un microcosmo di clienti fissi accomunati dalla disperazione, quella di non riuscire a essere quel che vorrebbero, di non saper trovare il proprio posto in un mondo che corre sempre più veloce, che si avvita su di sé come un gorgo, un vortice che non dà tregua, che non lascia spazio. Variopinto come il costume d’Arlecchino, il romanzo di Dawn Powell è una fotografia perfettamente a fuoco della fragilità della condizione umana. Esemplare.

Standard

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...