di Gabriele Ottaviani
Carlo Maria Steiner è l’autore candidato allo Strega 2018 di Dottor Marx: Convenzionali ha il piacere di intervistarlo.
Da dove nasce Dottor Marx?
Dall’incompatibilità di una cultura stratificata e interiorizzata con la disgregazione di tutti i valori, con la perdita di ogni senso estetico e di ogni sincerità, con la stupida presunzione e fatuità che caratterizzano i nostri tempi. “Dottor Marx” è la storia di un uomo divenuto psicoterapista per non essere riuscito ad impedire in giovane età il suicidio della persona a lui più cara. La sua vita si srotola per anni con una regolarità senza scosse. Finché un bel giorno un ragazzo, suo paziente, non gli uccide del tutto gratuitamente a colpi di bastone la madre. Traumatizzato, il consolatore degli altri abbandona la sua attività ed è costretto d’ora in avanti a confrontarsi con il mondo esterno… Un lettore mi ha scritto: “È fatale affezionarsi all’eroe di questo romanzo. Ci si affeziona non solo perché quasi in ogni capitolo ci si immedesima con lui nella sua furiosa ribellione contro la bruttezza di un mondo sempre più inumano, ma anche perché si partecipa con ansia al suo sforzo commovente, e forse, malgrado la sua vanità, più che commovente, di dare un senso alla vita. Il fascino del libro, la sua estetica, sta nell’atterrire con dolcezza. E questo durevolmente. La prosa lucida, atta a dissezionare i tormenti dell’anima e le deformità del presente, è classica, distanziata e netta. A chi ha scorso queste bellissime pagine viene affidato un dono prezioso quanto il godimento estetico: il senso pieno del vincolo umanissimo della solidarietà nella lettura. Lei è l’inventore, il creatore della davvero emblematica figura del dottor Marx, emblematica in rapporto a una globalizzazione crudelmente livellante verso il basso.”
Che cos’è il tempo per lei?
Un presente intensamente vissuto che non mi fa percepire lo scorrere delle ore e dei giorni e mi corazza contro il malinconico sentimento della caducità di tutto ciò che vive.
Cosa simboleggiano il passato, il presente, il futuro?
Sicurezza, il passato; lotta, il presente; speranza, il futuro.
Qual è la caratteristica più importante dei rapporti umani?
Il senso di un comune destino di vita e di morte.
E della scrittura?
La sensata chiarezza.
Perché scrive?
Tra l’altro, per potere comunicare con gli altri a un livello di profondità e bellezza.
Che rappresenta la memoria?
La chance per fugare l’incubo di essere completamente in balìa della demenza che mi circonda.
Qual è il senso dell’esistenza?
Se come senso intendiamo scopo, direi: dare gioia a sé stessi e agli altri.
Il digitale è sintomo di crisi o baluardo di opportunità?
Il digitale è nato per accelerare i meccanismi produttivi. Tutti gli altri usi sono superflui, per lo più nocivi e suscettibili in pochi anni di accelerare esponenzialmente l’alienazione generale o estraniazione dalla vita. Ma anche il conformismo e il fanatismo.
Cosa può dirsi davvero moderno al giorno d’oggi?
Non saprei. Forse possedere tutte le merci possibili.
Il suo libro ha ricevuto sette segnalazioni al premio Strega da importantissime figure del mondo culturale italiano: Franco Cardini, Pietro Gibellini, Maurizio Dardano, Marcello Rotili, Paolo Ruffilli, Raffaella Morselli, Gioacchino Lanza Tomasi, parente e figlio adottivo dell’autore del Gattopardo. Come ha preso la notizia e che valore hanno per lei i premi letterari?
Sono rimasto sorpreso. Non credevo di poter toccare la mente e il cuore di una così illustre coorte di intellettuali: italianisti, linguisti, storici dell’arte, storici del medioevo. I premi sono divenuti culturalmente irrilevanti, svuotati come si presentano del loro senso originario che è quello di consacrare e favorire la letteratura e non di incentivare i profitti di un’industria editoriale senza coraggio e senza ingegno.
Come ha recepito l’esclusione dai dodici dello Strega?
Sono rimasto sbigottito e deluso, ma più sbigottito che deluso, perché, se anche non credo nei miracoli, mi aspettavo almeno più rispetto nei confronti di personalità come quelle su citate. Il trattamento riservato ai sette, ignorando il messaggio contenuto nelle loro candidature, è stato, direi, piuttosto rude e sfacciato. Tipica arroganza del potere. In Italia.