Cinema, Intervista

Maria Laura Moraci e l’indifferenza

EYES_moraci-fattitalianidi Gabriele Ottaviani

Eyes è il bel cortometraggio di Maria Laura Moraci che Convenzionali ha il grande piacere di intervistare.

Da quale esigenza nasce questo corto?

EYES nasce dall’esigenza di dover raccontare il tema dell’indifferenza e della violenza, ormai sempre più dilaganti. Ad agosto 2017, saputa la notizia di Niccolò Ciatti, rimasi sconvolta, non solo per la brutalità di quelle tre bestie che lo hanno pestato a morte, ma anche nel vedere la non reazione delle persone attorno. Mi ha suscitato molto dolore ma soprattutto tanta rabbia, e così ho deciso di far qualcosa, denunciando quell’accaduto con i mezzi che avevo, per non farlo dimenticare, e con la speranza che non si ripeta mai più.

Indifferenti: parola semplice e al tempo stesso complessa, che fa venire subito alla mente riferimenti altissimi come Gramsci e Moravia. Chi sono gli indifferenti oggi?

Per me sono tutti coloro che nella propria quotidianità sono insensibili e freddi, apatici e distaccati, superficiali e menefreghisti nei confronti di ciò che li circonda. In EYES, ogni personaggio è indifferente, ad esclusione della bambina di 4 anni, innocente e pura che gioca con le bolle di sapone; e la prostituta romana interpretata da Giorgia Grimaldi, che pur non essendo molto “innocente” mantiene la genuinità dei rapporti umani relazionandosi con interesse all’altra prostituta facendole domande e mostrando curiosità. Per questa ragione sono le uniche due a non avere gli occhi truccati, mentre gli altri sono accecati dalla frenesia, dall’inerzia e dal consumismo.

Lo si è di più rispetto a qualche anno fa? Perché?

Secondo me sì, perché vivere in un mondo sempre più dominato dall’arrivismo, dalla competizione spietata, dalla voglia di prevalere sull’altro ad ogni costo, ha condotto ad una sorta di disumanizzazione di sé e dei rapporti umani; si rischia di avverare la visione di Hobbes sulla natura umana tratta dalla frase di Plauto “Homo homini lupus” (l’uomo è lupo per l’altro uomo). Un’altra delle cause credo poi sia l’utilizzo dei social network: spesso alimentano una sorta di individualismo e di isolamento; e pur essendo stati creati per fornire un punto d’incontro, esso rimanendo virtuale induce alcuni a non distinguere più il reale dall’irreale. Si alimentano così relazioni superficiali in cui si chatta ma non si comunica personalmente poichè un contatto reale e sano è ormai svanito. Perdendo l’abitudine a relazionarsi con il mondo esterno, si diventa distaccati e tutto appare asettico nel quotidiano. Ma di certo è solo una questione di equilibrio ed ogni cosa dipende dall’uso o l’abuso di questi mezzi.

Che ruolo hanno l’arte e il cinema nella società?

Per me l’arte e il cinema hanno il compito di smuovere l’animo di ognuno, suscitando emozioni e talvolta trasmettendo insegnamenti. Hanno il ruolo centrale di comunicare e di esprimere la nostra interiorità umana attraverso varie forme. Il cinema è la summa di più arti e proprio grazie all’immediatezza del suo messaggio insieme alla sua capacità di raggiungere chiunque, sono convinta che la sua forza e la sua potenza non si affievolirà mai. Noi dovremmo solo continuare a creare e/o ammirare l’arte, viverla, godendone e gioendone ogni giorno. Il loro ruolo è di farci apprezzare la bellezza come valore universale che affratella l’umanità rendendola non più schiava di pregiudizi; e quindi di arricchirci interiormente, rendendoci uomini sereni, liberi, consapevoli e migliori. Ad ogni modo personalmente nella società l’arte e il cinema hanno un ruolo fondamentale ma non è per tutti così e spesso investono un ruolo sempre più marginale. Vengono tagliati fondi, e vengono chiusi cinema e teatri. La società non ha più tempo per l’arte, non le interessa più se non per rappresentazione di uno stato sociale in cui non si apprezza più il valore artistico in sé dell’“oggetto” ma il suo possesso. Il sistema capitalistico ha ormai inglobato anche il sentimento, l‘emozione e in una società in cui tutto è destinato al consumo, dai prodotti industriali al benessere, ogni cosa artistica è considerata il prodotto di un artigianato inutile, frutto dell’ambizione individuale. Prendono piede l’omologazione e il qualunquismo, e alcuni artisti di conseguenza tendono a tralasciare la funzione originaria dell’arte, dimenticandosi dell’emozione.

Perché fai cinema?

Per un’infinità di motivi ma ti dico solo il più assurdo e quello principale. Il primo è perché non so vivere e mi piace che sia già tutto pensato, scritto e predisposto da un altro. Nulla è lasciato al caso, tutto è stabilito e mi piace esser diretta. Nella vita a volte vorrei avere un libretto delle istruzioni per come comportarmi: qualcuno che mi dica cosa dire e fare e il come dirlo e farlo. In EYES oltre a recitare sono stata sceneggiatrice e regista ed è stata una bella sfida ed una grande responsabilità che mi ha riempito di soddisfazione. Invece il motivo principale è perché per me il cinema è al tempo stesso poter mettere a nudo la mia anima, e senza il cinema sarei morta, non sarei più io. Lo faccio perché per me è linfa vitale, ciò che muove tutto.

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