di Gabriele Ottaviani
D’ora in poi vivrò sempre sotto il suo sguardo.
Una donna, Annie Ernaux, L’orma. Traduzione di Lorenzo Flabbi. La voce di Annie Ernaux, la sua infinita classe, l’eleganza che la contraddistingue e che fa sì che le sue parole assurgano con naturale semplicità, come ninfee che si affacciano sulla superficie di uno specchio d’acqua, all’affiorante livello della consapevolezza critica, storica e politica, raffigurando il particolare con una tale precisione da renderlo universale, con sguardo neutro tanto veristico da racchiudere in sé le mille e più sfumature dell’individualità, dell’intimità, del lessico personalissimo, deflagrano in maniera impressionante, solenne e magnifica in questa nuova e imperdibile declinazione della memoria che si fa atto d’amore e specchio in cui ognuno può riconoscersi e affrontare la perdita, il lutto, l’abbandono, la necessità della prosecuzione. Io ricorderò sempre, tutta la vita, il grande conforto che sentii nel vedermi davanti, quel mattino, la sua figura che mi era così familiare, che conoscevo dall’infanzia, dopo tante ore di solitudine e paura, ore in cui avevo pensato ai miei che erano lontani, al Nord, e che non sapevo se avrei mai riveduto; e ricorderò sempre la sua schiena china a raccogliere, per le stanze, i nostri indumenti sparsi, le scarpe dei bambini, con gesti di bontà umile, pietosa e paziente. E aveva, quando scappammo da quella casa, il viso di quella volta che era venuto da noi a prendere Turati, il viso trafelato, spaventato e felice di quando portava in salvo qualcuno: le parole di Lessico famigliare ben si adattano al mood di quest’opera formidabile, concepita da Annie Ernaux sull’onda infiammata del dolore per la morte della madre, che dà il via a un’inarrestabile confessione: la miseria contadina, il duro lavoro, il riscatto, la malattia, l’oblio, il mondo sempre nuovo, diverso, incomprensibile. Eccezionale.