di Gabriele Ottaviani
La vita era una sorta di storia-fuori-tema per la quale a scuola saresti stato preso a cinghiate.
Solo la terra resiste, James Robertson, Paginauno. Traduzione di Sabrina Campolongo, Carmine Mezzacappa, Clara Pezzuto. Angus Pendreich era un grande fotografo. Da qualche anno è morto. Michael, suo figlio, sta allestendo una mostra. Le immagini sono un’infinità, c’è l’imbarazzo della scelta. Ma soprattutto c’è un altro aspetto che Michael deve chiarire. E chiarirsi. Cosa vuole dire? Cosa vuole mostrare, e dimostrare? Qual è il filo conduttore? La sua storia? Quella di suo padre? Delle persone che ha ritratto? Dei luoghi che ha immortalato? Della Scozia, eterno confine tra essere e voler essere, tra indipendenza e identità, tra utopia e concreta appartenenza, tra presente e vagheggiato mitico passato? Robertson fa viaggiare il lettore nel tempo e nello spazio, fa emergere dalla pagina con una brillantezza insolita e poderosa parole ed emozioni, avvince, convince, conquista, con una lingua alta e ampia, pluristratificata: il lemma capolavoro è abusato. Talvolta, però, è l’unico possibile. Monumentale.