di Gabriele Ottaviani
Non è come pensate…
La casa dei bambini, Michele Cocchi, Fandango. Sandro, Nuto, Dino e Giuliano sono bambini. Soli. Vivono insieme. In un orfanotrofio. Hanno ricordi di un mondo esterno che non conoscono più, che nemmeno vedono, separati, cinti, accecati da un muro. Chi li assiste, o dovrebbe farlo, non crede loro, pensa che i segni delle cicatrici che si portano dentro siano solo frutto di dolorose fantasie. Non resta che evadere, andare al di là del muro, cercare una breccia da forzare, un varco da aprire, perché non sia solo una montaliana scaglia di mare l’orizzonte che si dipana dinnanzi ai loro occhi. Per capire, dunque, se davvero quell’universo esiste, ed è come pensano che sia. Ma non è così. È molto, molto, molto peggio… Allegorico, straniante, spiazzante, umano, troppo umano, suggestivo, commovente, bellissimo, La casa dei bambini sa essere insieme un apologo sull’infanzia e sulla storia, il tempo, la politica, il dolore che prova chi, sensibile, non si rassegna a barricarsi laddove gli pare possibile trovare una rassicurazione, comunque fallace, ma guarda laddove gli altri non vedono. Perché è così che si deve fare. Intenso.
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