Libri

“Vittoria e Abdul”

downloaddi Gabriele Ottaviani

La guerra contro il Munshi si stava allargando oltre la cerchia ristretta della famiglia e dell’entourage reale.

Shrabani Basu, Vittoria e Abdul, Piemme, traduzione di Linda Rosaschino. Il film che ne è stato tratto, passato dal Lido nel corso dell’ultima edizione della mostra d’arte cinematografica di Venezia e nelle sale in questi giorni, in tutta onestà, è purtroppo ridondante, farraginoso, misero, scialbo, retorico, sciatto, brutto, già visto, deludente, caricaturale, macchiettistico, esasperato ed esasperante, pieno di difetti, resi meno marchiani solo dalla scintillante classe recitativa di Judi Dench, che può permettersi pressoché tutto e ha la souplesse di un giaguaro nella sua riserva di caccia: la storia dalla quale la non riuscita pellicola di Frears, che conosce il suo mestiere e ha saputo e sa fare assai di meglio, prende le mosse, però, è interessante, divertente, piena di spunti di riflessione, bella, intensa, intrigante e interessante. E il libro che la racconta è piacevolmente leggibilissimo. La regina che ha dato il suo nome a un’età, caratterizzata peraltro da una morale manichea e puritana come solo quel costume degli antichi con cui era solito riempirsi la bocca Ottaviano Augusto sapeva essere, rimane assai colpita da un giovane e piacente indiano (lei, Vittoria, del paese del Mahatma Gandhi, che nel millenovecentoquarantasette diverrà poi indipendente, non senza gravi ripercussioni, è del resto imperatrice, governando scettro in pugno su una pletora di colonie da far invidia al proverbiale dominio mai baciato dal tramonto di Carlo V…), con cui non ha nulla in comune. Pare…

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