di Gabriele Ottaviani
I treni camminano sui binari, e i binari della tua ferrovia, Vincent, sono due, e due e basta. Uno è l’arte, l’altro la religione.
Vincent sul divano – Si può sopravvivere all’arte?, Marco Marrocco, Fefè editore. Prefazione di Domenico Mazzullo, psichiatra di chiara fama, postfazione di Barbara Alberti (autrice di libri come Memorie malvage, Delirio, Vangelo secondo Maria, Donna di piacere, Il signore è servito, Fulmini, Buonanotte Angelo, Parliamo d’amore, Gelosa di Majakovskij, L’amore è uno scambio di persona, Il ritorno dei mariti, Sonata a Tolstoj e Amore è il mese più crudele, e di sceneggiature, anche a più mani, come quelle di Ciao Gulliver, Il maestro e Margherita, Il portiere di notte, Ernesto, Io sto con gli ippopotami, La disubbidienza, Una donna allo specchio, con Stefania Sandrelli, Monella e Io sono l’amore, di Luca Guadagnino). L’anima è materia immateriale, esiste eppure non si vede, non è tangibile ma ha una tangibilissima influenza sulla vita delle persone. E l’anima di Vincent Van Gogh era senza dubbio tormentata. Il genio e la sregolatezza d’altronde vanno proverbialmente a braccetto. Ma discostarsi dai luoghi comuni è una necessità fondamentale in ogni ambito se si vuole raggiungere un più pieno grado di consapevolezza: e Marco Marrocco, assistente alla regia, aiuto regista, autore tv, saggista, docente, vincitore dell’edizione del duemilaquattordici del Premio La Giara, fa proprio questo, supera il topos di matrice romantica e, miscelando con sapienza realtà e finzione, ritrae splendidamente e in modo più che agile un uomo e un artista da ogni punto di vista. Da non perdere.