di Gabriele Ottaviani
È il lutto più atroce, orrendo, infame. Quello che il mondo rifiuta, tanto che non gli dà un nome. Se sei senza genitori sei orfano, se sei senza coniuge sei vedovo, se sei senza figli non sei. E loro hanno perduto un figlio, una bambina, in un modo assurdo. Restano padre (il sempre ottimo Anthony La Paglia, un professionista tale che se ce ne fossero anche solo dieci come lui in giro il mondo sarebbe tutta un’altra cosa, uno degli attori più sottovalutati e peggio utilizzati della sua generazione, un interprete a cui basta una ruga d’espressione per dar corpo a un sentimento) e madre, ma senza prole. Lui, però, fabbrica bambole, e dopo un tempo lungo ma non sufficiente a elaborare il lutto la coppia si trova a ospitare nella propria magione un gruppo di piccole ospiti di un brefotrofio andato distrutto, che vedono nella nuova dimora una specie di castello fiabesco, e la suora loro istitutrice. Ed è qui che iniziano i problemi. Perché una delle bambole è posseduta, una nostra vecchia conoscenza è tornata… Annabelle 2: Creation, in sala prossimamente e presentato in anteprima a Giffoni, con Stephanie Sigman, Talitha Bateman, Lulu Wilson, Philippa Coulthard, Grace Fulton, Lou Lou Safran, Samara Lee, Tayler Buck e Miranda Otto, è un classico film di genere, efficace, ben congegnato e che si lascia guardare.