di Gabriele Ottaviani
L’elemento di fedeltà del trailer di In nome di mia figlia
Cosa (tema): la ricerca della verità Chi: un uomo Come: drammaticamente Quando: attualità Dove: Francia Perché: è dolore o ingiustizia?
IL TRAILER, PRIMA DI VEDERE IL FILM
Una ragazzina muore durante una gita. Il caso viene chiuso in fretta, ma suo padre continua a indagare. Teme che sia coinvolto un medico loro amico che era con lei quel giorno. Non si ferma, anche se nessuno gli crede e la giustizia non vuol riaprire le indagini. Fa da solo quello che dovrebbero fare gli inquirenti e gli avvocati. La gente attorno a lui cerca di dissuaderlo, oppure gli dà del pazzo. Finanche qualcuno che gli vuole bene: un uomo anziano gli dice che è ora di pensare a se stesso, che la figlia capirebbe. Lui lo abbraccia con affetto, ma poi sorride come per dire che comunque continuerà. Il trailer ci mette davanti a due possibili strade: o il padre ha ragione, o il padre ha torto ed è impazzito realmente, facendo esplicitamente leva su questa seconda ipotesi…
Trailer e film – Strategie di seduzione cinematografica nel dialogo tra i due testi, Martina Federico, Mimesis. Prefazione di Stefano Bartezzaghi. Cos’è un trailer? Un breve filmato che deve accattivare. Deve fare in modo che il film di cui parla, e di cui mostra le immagini, che si presume siano le migliori, rimontandole in modo talvolta così ardito che in realtà la storia, esaminata a posteriori dopo la visione della pellicola completa, sembra un’altra rispetto a quella reale, attiri l’attenzione dello spettatore. Meglio, del maggior numero possibile di spettatori (anche se talvolta già il trailer fa passare la voglia di uscire di casa, ma quello dipende dai gusti…). Che venga visto in sala. Che incassi. Insomma, è pubblicità. Ma non solo. Il livello è molto più complesso e profondo: l’analisi di Martina Federico è ottima, accurata, ampia, variegata, attenta, originale, appassionata e ricca di spunti. Interessante.