di Gabriele Ottaviani
Riesce ancora a sentire il modo in cui la sua carne aveva ceduto sotto la sua mano, e quello che era venuto dopo, e se ne vergogna, anche se non quanto dovrebbe (almeno così pensa).
Il serpente dell’Essex, Sarah Perry, Neri Pozza. Traduzione a cura di Chiara Brovelli. Cora è vedova. Michael è morto. Finalmente, verrebbe da dire, per quanto possa sembrare francamente cinico. Visto che il suo matrimonio non è stato certo felice, anzi. E ora per lei è il momento di cambiare. Lasciare Londra. Essere la donna che vuole, che ha sempre voluto essere. Prendere in mano la sua vita, tra le braccia suo figlio e partire. Alla volta di Colchester. La costa dell’Essex infatti si sta rivelando uno scrigno pieno di troferi. Fossili, per la precisione. E per Cora le scienze naturali sono da sempre una enorme passione, tanto più che sembra che ci possa essere un fondo di verità nella leggenda dalle tinte fosche che si aggira, passando di bocca in bocca, nella località, quella dell’antica presenza di un animale spaventoso, gigantesco, un serpente nella realtà dei fatti però molto più simile a un drago. Parole che stimolano l’interesse della donna, e non solo. Anche il vicario locale, William Ransome, vuole difatti che sia detta una parola definitiva su quest’argomento, che gli pare una vera e propria manifestazione demoniaca, di superstiziosa empietà, che irride la fede in Dio e la pacificazione che a essa si deve, e alla quale desidera decisamente ricondurre la propria comunità. Un uomo tutto d’un pezzo, William: se non fosse che ogni volta che Cora è nei paraggi, sinuoso come il mitologico serpente si fa sempre più strada nel suo animo una sorta di cupo e straziante desiderio… Solidissimo dal punto di vista narrativo, pieno di chiavi di lettura e di suggestioni, realizzato con cura certosina e connotato dettagliatamente, il poderoso romanzo attrae e tiene desta sin dalle primissime pagine e per tutta la durata dello svolgimento l’attenzione del lettore.