di Gabriele Ottaviani
A sessanta giorni dall’applicazione della legge contro la prostituzione legalizzata, Lina Merlin deve ancora combattere contro forti resistenze. Le obiezioni mosse durante la conferenza stampa evidenziano, si legge nell’articolo, l’esistenza di un ampio settore, coincidente con il “partito cattolico di maggioranza”, che ancora manifesta dubbi e incertezze.
L’uso “politico” del corpo femminile – La legge Merlin tra nostalgia, moralismo ed emancipazione, Liliosa Azara, Carocci. La legge Merlin è quella che ha liberato migliaia di donne da una deliberata volontà, che si esprimeva attraverso le case chiuse, da parte dello stato che, reputando del resto in generale persino la donna più colpevole dell’uomo in caso di adulterio, le voleva oggetti a disposizione del maschio e dei suoi istinti sessuali bisognosi di uno sfogo (tanto ci sono state, ci sono e ci saranno sempre quelle che fanno quel mestiere così antico, si diceva più o meno, meglio questo che altro) nonché mantenute in una condizione di sfruttamento economico, di limitazione della libertà, di mortificazione della dignità. La legge Merlin è quella a cui si deve il fatto che molte strade di molte città a qualunque ora del giorno e della notte siano dei bordelli a cielo aperto, con tutto ciò che ne consegue. E non pare di vedere negli occhi di quelle ragazze, spesso ragazzine, che stanno sul marciapiede per lo più nude risplendere il riverbero della fierezza e dell’indipendenza, anzi. Paura, disperazione, sofferenza, piuttosto. Persino, ed è la cosa peggiore, rassegnazione. Il corpo delle donne è da sempre purtroppo considerato un prodotto, tanto che spesso viene usato per vendere altri prodotti, e in questo la pubblicità e i mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo fondamentale: il saggio di Liliosa Azara, interessantissimo, ben scritto, agile e divulgativo, fa riflettere su quanta strada ancora ci sia da fare prima di poter parlare di parità.