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“Mela zeta”

Bompiani_MelaZ_coverdi Gabriele Ottaviani

I cibi erano buoni e scorrevoli, i vini prelibati, la conversazione fu soprattutto fra noi due, con tranquilli interventi della moglie, del padrone di casa, del suo amico, di solito esibito e aggressivo, quella sera gentile quinta di contorno. Verso la fine della serata mi invitarono a cena a casa loro due sere dopo. E feci il grande imperdonato errore. Tornavo l’indomani in Italia e non mi sembrò possibile ripartire il giorno dopo sorvolando l’università. Con la solita illusione, pensai che ci sarebbero state altre occasioni. Ma non ci furono. La malattia prevalse. Era già malato. Io lo invitai a venirmi a trovare a Siena e a cena da me a Parigi. Rispose che a Siena la sua salute non glielo consentiva ma che a Parigi sarebbe venuto. La moglie intervenne dolcemente: “Non dire così, non mettiamo dei limiti, potresti stare meglio in primavera..”

Mela zeta, Ginevra Bompiani, Nottetempo. Mela zeta non è uno strano nome, una varietà ortofrutticola esotica o costruita a tavolino in laboratorio oppure chissà cos’altro: è una sequenza di passi, un comando che consente sui computer caratterizzati dall’icona del frutto che ha costretto Adamo ed Eva a traslocare dal paradiso terrestre senza passar dal via, come nemmeno quando si va in galera a Monopoli (intendendo il gioco e non la città pugliese, va senza dirsi), di compiere un’operazione semplice ma fondamentale. Tornare indietro di un passo. Il che, ripetendo la mossa, risalendo la catena, conduce verso monte fino al principio, al momento in cui tutto è cominciato. Una sorta di riassunto delle puntate precedenti, di rewind, scalino dopo scalino, istante dopo istante, incontro dopo incontro, rivissuto rivangando nella memoria avendo contezza anche di quanto è avvenuto più tardi, il che può rendere più consapevoli. Ginevra Bompiani ripercorre con garbo, tenerezza, schiettezza, bravura e dolce malinconia gli incontri con gli illustri personaggi (tra cui, solo per fare qualche nome, Elsa Morante, Gilles Deleuze, Giorgio Manganelli, José Bergamin e Anna Maria Ortese) che ne hanno segnato la vita, regalando ritratti intimi ed emozionanti.

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