di Gabriele Ottaviani
13 aprile 1991. La verità è che c’è un duello tra De Benedetti e Berlusconi e in questo momento sarebbe stato preferibile mantenere le Poste a un Mammì che è più imparziale a Galasso. A tutto ciò si aggiunge che Misasi è furioso perché non voleva la Pubblica Istruzione bensì il Mezzogiorno.
La svolta di Francesco Cossiga – Diario del Settennato (1985-1992), Ludovico Ortona, Aragno. Con prefazione di Giuliano Amato e postfazione di Pasquale Chessa. Lentissimo senza fretta, largo serioso, adagio con rigore, moderato espressivo, mosso crescendo, vivace con brio, presto incalzante e prestissimo tumultuoso. È con andamento musicale che procede il resoconto dettagliatissimo, il vero e proprio diario quotidiano, di un settennato storico, a cavallo della caduta del muro di Berlino, che ha certamente contribuito a modificare la recente storia politica italiana. Il successore di Sandro Pertini – ancora oggi, con tutta probabilità, il presidente della repubblica in assoluto più amato dagli italiani – di cui a sua volta prese il posto Oscar Luigi Scalfaro, ha mutato nel corso degli anni atteggiamento nei confronti del suo ruolo e nei riguardi dei suoi interlocutori, pur trattandosi di un politico di rara esperienza. Le contingenze, però, erano senza dubbio particolari, gli scricchiolii che tormentavano i sogni di gloria della prima repubblica si stavano facendo via via più forti, e non c’è possibilità di smentita in merito al fatto che le veementi esternazioni per cui l’inquilino del Quirinale si rese noto, le celebri picconate – espressione giornalisticamente più che fortunata – a torto spesso semplicisticamente considerate come l’unico elemento, per lo più fra l’altro meramente comunicativo, di novità della sua esperienza al Colle, contribuirono decisamente al cambiamento del clima. Da leggere, anche per capire molte delle dinamiche che ancora oggi caratterizzano l’agone parlamentare.