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“Maritè non morde”

9d1b71d2ef77c8aed64e9da13c87b967_w250_h_mw_mh_cs_cx_cydi Gabriele Ottaviani

Avevo dormito poco e male. Mi sentivo in colpa per non essere andata da mio padre da molti giorni. Forse stavo semplicemente assecondando l’istinto premuroso di una fi glia che ha vissuto un rapporto simbiotico con il padre. Forse. Fatto sta che entrando a casa dai miei, ebbi una istintiva sensazione di negatività. Il badante che si prendeva cura di lui «Non ha voluto mangiare nulla», mi disse. «Ci ho provato con molta pazienza. Neppure un cucchiaio di latte. Oggi il signor Emilio proprio non vuole». «Perché trema?» mi voltai furibonda verso mia madre. Non aveva mai tremato, dagli occhi uscivano lente lacrime di sofferenza. Corsi a stringergli le mani. Con un fazzoletto gli asciugai gli occhi. «Ha la febbre» rispose mia madre «abbiamo chiamato il medico». Poi mi fece cenno con la testa di seguirla nella stanza accanto. Anche mia madre aveva un aspetto spaventoso. Gli occhi sgranati e cerchiati. A voce bassa mi raccontava lo stato di salute di mio padre, mostrando una paura contagiosa. Avevo già capito tutto, ma mi era difficile ammetterlo. La situazione era grave. Erano appena sette giorni che non lo vedevo ma non avrei mai pensato che in così poco tempo le cose fossero precipitate a tal punto.

Maritè non morde, Veronica Tranfaglia, Aliberti. Ogni cellula umana ha quarantasei cromosomi. Di norma. Ma, si sa, ogni regola ha le sue eccezioni. E una possibile variante di eccezionalità è quella che caratterizza Maritè. Veronica aveva già altre due figlie e una vita pressoché in nulla dissimile da quella della maggior parte delle altre persone a lei circostanti. Poi un giorno nasce Maritè. Una bambina che ha delle difficoltà. Una bambina che non ha sovrastrutture. Una bambina che emette luminosità attraverso il suo candore. Una bambina che gli altri guardano. Chi con compatimento, chi con tenerezza, chi con rispetto, chi con idiozia. Una bambina che ha la sindrome di Down. Una bambina che fa capire alla sua mamma semplicemente essendo così come è che alla sua vita pressoché in nulla dissimile da quella di tutti gli altri mancava qualcosa. Una storia vera, un libro che fa bene all’anima e che rimette nel giusto ordine le priorità della vita.

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