di Gabriele Ottaviani
Come fosse facile,
disfarsi degli abbandoni.
Ci sono quelli finti di plastica,
fragili di vetro,
riciclabili di carta,
e poi gli umidi
di cibo rimasto nel piatto.
Magari bastasse
metterli tutti nello stesso sacco,
un solo nodo e un solo addio.
Invece vanno differenziati,
uno alla volta rivissuti
prima di essere buttati.
Così vuole,
la regola dei rifiuti.
Strategia dell’addio, Elena Mearini, LiberAria. L’addio è la fine. Il punto di non ritorno. Il termine di tutto. Il momento in cui il presente si fa definitivamente passato, l’attimo di svolta, la soglia oltre la quale l’eventualità del futuro semplicemente si dissolve, svanisce, svapora, si perde, non esiste più e non sarà mai più. Niente è più come prima. Non è un arrivederci. Non è la speranza di un ritorno. È la parola ultima, che squadra l’animo informe e deforme. L’amore e il disamore passano attraverso i versi, fino all’elaborazione del dolore per la consapevolezza di quello che si è perduto, di ciò che poteva essere e non è stato. La parola poetica di Elena Mearini è uno sguardo attento e indagatore delle dinamiche più comuni, eppure proprio per questo senza ombra di dubbio straordinarie, se non altro per l’individualità che le caratterizza, perché ogni amore è uguale e parimenti legittimo e allo stesso tempo, pur se universale, è unico e insostituibile, incomprensibile per gli altri che non lo provano, dell’animo umano. Con levità ironica e asciutta e il finissimo contrappunto delle illustrazioni di Clara Patella, Strategia dell’addio tratteggia il dolore e il suo riscatto con naturalissima eleganza e rara intensità.