Libri

“Merenda da Hadelman”

download.jpegdi Gabriele Ottaviani

«E dopo? Che cosa mi chiederà? Di chiamarle un taxi?» Mi lasciò la mano. Avrei potuto prendere e correre via a quel punto. Invece tolsi la chiave e aprii la porta, come se mi avesse ipnotizzato. O avessi paura. Non sono un codardo, ma quell’uomo mi metteva i brividi. «Le darò il suo latte» dissi «basta che se ne vada in fretta.» «Le ho già detto che ho molta fretta» disse l’Esecutore entrando nel locale. Gli versai il latte. Usai un lungo e stretto bicchiere di vetro per rendergli scomoda la vita. Ma nemmeno questo parve turbarlo. Ci infilò il nasaccio e bevve. Mentre lo fissavo, provai l’istinto di chiedergli se fosse davvero lui il famoso Esecutore e di farmi dire, una volta per tutte, cosa volesse. Ma era come se temessi di fare esplodere un ordigno. A metà bicchiere mi chiese se avessi un foglio e una biro. Glieli passai e lo vidi scarabocchiare qualcosa. Si premette il foglio sotto il gomito e continuò a bere. Pareva impiegarci più tempo del solito e si guardava attorno. «Le cose stanno andando bene ultimamente» disse. «Il locale è sempre affollato. Ha un bel cagnolino e un’ottima assistente. Anzi, oggi le assistenti erano due.» Tremai pensando a Consuelo e a tutte le cose che Bilco mi aveva detto su Occhio e Vilaro.

Merenda da Hadelman, Nicola Manuppelli, Aliberti. Apri il libro e cominci a leggere. E poi dopo un po’ l’autore nomina per la prima volta esplicitamente Milano, la metropoli scerbanenchiana per antonomasia, ma non solo. E tu ci fai caso. Capisci che non sei in America, come ti eri ritrovato a dare praticamente del tutto per scontato sin dall’inizio. Perché l’atmosfera che subito si viene a creare, che emerge dalle pagine e ti avvince fin dalle prime battute, ti porta a credere di trovarti nei meandri un po’ atri, popolati da personaggi stropicciati dalla vita, di un inedito di Chandler. D’altronde a quella fonte, ossia la letteratura a stelle e strisce, spesso e volentieri nel corso della sua carriera ha attinto l’acqua per mezzo della quale si è dissetato Nicola Manuppelli, classe millenovecentosettantasette, che è uno scrittore e un traduttore tra i più validi in senso assoluto, in particolare per quel che concerne la versione in italiano di autori, appunto, di lingua di matrice anglosassone, americani e irlandesi. Ha pubblicato racconti brevi e lunghi in varie antologie, lavorato come giornalista e autore per varie riviste, collabora con diversi magazine e case editrici e da anni dirige corsi di letteratura americana e scrittura creativa. Ha portato per la prima volta in Italia i lavori di molti importanti letterati, tra cui Andre Dubus, il che è in pratica la firma sul contratto che stabilisce inequivocabilmente il fatto che si sia guadagnato un posto in paradiso. La storia che decide di raccontare in questo romanzo che ha ritmo e taglio cinematografico e che si legge con estrema piacevolezza e altrettanta rapidità, data la costruzione solida di un impianto che anche nelle sequenze in cui la scena cede il passo all’ellissi, all’analisi e alla pausa mantiene un ritmo di rara efficacia, è quella di personaggi ben caratterizzati che vivono lungo il crinale tra luce e ombra, e cercano il loro posto nel mondo. Spoiler vietati come e più che mai, è da leggere assolutamente.

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