di Gabriele Ottaviani
L’amore è la risposta.
Gina si chiama ancora Georgina a nove anni quando le muore la mamma. La mattina l’ha accompagnata a scuola. Il pomeriggio già non c’era più. È impensabile da credere per i compagni, figuriamoci per lei. Resta da sola, col padre. Con cui non è che vada granché d’accordo. Cresce, passa il tempo, scorrono i decenni, e lei trova delle lettere. In francese. Senza mittente. Indirizzate a Paulina. La mamma. Di cui non ricorda quasi nulla. Una mamma che nel millenovecentoottantuno, per quattro giorni, è stata a Parigi, per il matrimonio della cugina. E ha conosciuto un uomo. E poi c’è un biglietto da visita. Sul retro, una scritta. Chiamami. E Gina inizia a viaggiare per librerie, per ritrovare la madre. Per ritrovarsi. Ti ho trovato tra le pagine di un libro, di Xavier Bosch, Sperling & Kupfer (traduzione a cura di Paola Olivieri), è una straordinaria storia, cinematografica come forse solo I ponti di Madison county, scritta con impressionante eleganza in cui si riesce a declinare l’amore in tutti i suoi aspetti.