di Gabriele Ottaviani
Formano una coppia talmente riuscita che sembra quasi siano venuti al mondo solo per innamorarsi l’uno dell’altra…
I baci sul pane sono quelli che si davano – e che qualcuno ancora dà, magari perché l’ha visto fare dalla nonna o dalla mamma nel corso dell’infanzia, e certe rimembranze sono come l’amore per Saffo, silenzi fatti di musica, fiamme che bruciano sotto pelle – alla pagnotta quando cadeva in terra. Perché è grazia di Dio. Che non si può sprecare. Nemmeno mettere capovolta in tavola. Perché è peccato. I baci sul pane sono il simbolo di una tenerezza antica che risale a quando si conosceva la fame vera. E il ricordo di quello che non si è avuto è indispensabile. Per non dimenticarsi mai da dove si viene. Per avere, nella vita, le priorità giuste. Per saper affrontare senza arrendersi le piccole e grandi tempeste che ogni tanto può capitare sbarrino la strada al vascello della tua esistenza, che certe volte ti sembra stia su senza una vera ragione. Come affrontare la crisi senza perdere la propria identità? È questo il tema del bellissimo volume di Almudena Grandes, per Guanda, I baci sul pane, tradotto da Roberta Bovaia. Da non perdere, si legge d’un fiato.