di Gabriele Ottaviani
Le sue fotografie ci hanno colpito moltissimo, e così abbiamo desiderato conoscerla meglio: Convenzionali, con gioia, intervista Marina Giuri.
Cos’è per lei una fotografia?
La fotografia per me è un racconto, fatto di particolari che a parole sarebbe più difficile esprimere e a cui chi guarda può aggiungere diverse sfaccettature.
Quando è nata questa sua passione?
Durante il mio ultimo esame all’Università, Storia della Fotografia, che mi ha appassionato talmente tanto da decidere di approfondire questo percorso.
Quali sono i soggetti che ama di più? E perché?
Amo molto i ritratti perché si riesce a creare un legame affettivo con le persone che si ritraggono, anche senza conoscerle a fondo.
Ha dei modelli a cui si ispira?
Mi piacciono molto i lavori di Steve McCurry e di Sebastião Salgado.
Quale è la fotografia più bella che abbia mai visto?
Oltre ai già citati McCurry e Salgado, i ritratti di Man Ray mi emozionano molto o i lavori di Luigi Ghirri, ma secondo me non ci può essere né un autore né uno scatto definibile più bello in senso assoluto perché la preferenza varia a seconda del nostro stato d’animo e del momento della vita in cui ci troviamo, di quello che stiamo affrontando.
Qual è l’aspetto più importante da tenere in considerazione per fare una fotografia riuscita?
Secondo me una fotografia “riuscita” non ha nulla a che vedere con la tecnica o le regole compositive, ciò che conta è riuscire a trasmettere qualcosa, suscitare un’emozione.
Convenzionali si occupa anche di cinema e letteratura: un libro e un film che le sono rimasti nel cuore.
Un libro che sicuramente mi è rimasto nel cuore è Norwegian Wood di Haruki Murakami, mentre un film è Into the wild di Sean Penn e di recente ho molto apprezzato Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti.