di Gabriele Ottaviani
Parallelamente alla riscoperta dei dialetti, anche l’italiano di Fabrizio De André viene reinventato, diventando oggetto di sperimentazione.
Una lirica colta d’amore e impegno musicata con note capaci di conquistare sin dal primo ascolto, ora buffe ora elegiache, una poesia e una poetica che si fanno interpretazione immediata del reale, delle sue caleidoscopiche molteplicità, delle sue storture, ingiustizie, scombiccherate rappresentazioni e sperequazioni, canto e insieme controcanto. E la necessità, il bisogno, l’esigenza di andare oltre quel velo dinnanzi al quale, viceversa, tutti si fermano, quello delle convenzioni. Spinto dal desiderio di conoscenza come forse solo Ulisse, ha raccontato il mondo e ne ha fatti immaginare cento altri, spesso semplicemente cambiando la prospettiva. Questo era Fabrizio De André, di cui si parla in lungo e in largo in Ero più curioso di voi di Mario Iaquinta, giovane laureato in comunicazione e DAMS presso l’Università della Calabria, che ne interpreta la produzione e i temi ricorrenti (follia, sessualità, potere) alla luce dell’esperienza di Foucault, con cui instaura un interessante confronto, proponendo l’immagine di un De André sistematicamente anarchico, filosofo che viveva il suo pensiero. Da leggere. Aliberti editore.