Enrico Giusti lavora per una società che acquista aziende da padroni irresponsabili per rivenderle ad altri imprenditori. Che le risaneranno. Ovvero licenzieranno senza pensarci su un nanosecondo la gran parte dei dipendenti. Ma stavolta la situazione è diversa. Stavolta i proprietari non sono dei debosciati che vogliono solo divertirsi, spendere e spandere, e che considerano il lavoro come una malattia da cui non farsi contagiare nemmeno per sbaglio. Stavolta sono due ragazzi appena rimasti orfani. Oltretutto, il fratello di Enrico, Nicola, è scappato. Come ha già fatto in passato il loro papà. Lasciandogli in custodia, se così si può dire, la sua fidanzata, che dorme per terra e tenta il suicidio. Ricerca molto, forse un filo troppo, in certi frangenti, la bellezza estetica e l’impatto per lo più visivo, ma è un gran bel film La felicità è un sistema complesso di Zanasi. Scritto bene e con una cifra stilistica e autoriale interessante e originale, nonché di respiro internazionale, girato meglio, montato come si deve. Ha una colonna sonora favolosa e un protagonista che come d’abitudine si staglia sugli altri, pur quasi tutti bravi: Valerio Mastandrea. Da vedere.
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