La sensazione e la realtà della sicurezza divergono in modi specifici e prevedibili.
La felicità sembra essere indispensabile nel nostro mondo, una meta da raggiungere ossessivamente, a qualunque costo. Ma la vita non è solo questo, e chissà che, fuor di retorica, non siano davvero i momenti tristi a essere più formativi, a far apprezzare di più quelli felici. Non a caso nel capolavoro d’animazione e record d’incassi dell’anno, Inside out, nato da una domanda bellissima (“che emozioni provano le emozioni?”), un ruolo importante è dato anche alla tristezza. Cambiando quel che dev’essere cambiato, Oliver Burkeman, giornalista inglese ironico e irriverente, sposa questa tesi: è il nostro incessante prodigarci per estromettere dalla nostra quotidianità la noia, il dubbio, il fallimento, la malinconia, la negatività a riempirci di timori, a renderci insicuri, ansiosi, infelici. Ammettere l’insuccesso come una possibilità e renderci conto che tutto avrà comunque una fine può darci davvero la gioia, rimettere nel giusto ordine le nostre priorità: La legge del contrario, di Mondadori, tradotto da Michele Piumini, è un saggio di rara chiarezza, fluido e bellissimo.