È come se Dio, in una notte così, mostrasse un altro volto, forse un volto più vero, che non sa nulla degli uomini e non conosce misericordia, senza pietà verso la vita, così muto e immobile, così pietrificato ed estraneo, così smisuratamente serio…
Ambizione. È forse questa la parola chiave che riassume in un pugno di sillabe il libro di Max Frisch, Il silenzio, tradotto da Paola Del Zoppo e pubblicato da Del Vecchio. Ambizione. È il motore delle azioni del protagonista, Balz, che è prossimo ai trent’anni e si accorge che deve darsi una mossa, se vuole davvero lasciare il segno come desidera. D’altronde, cosa fa sopravvivere alla morte? Piantare un albero, scrivere un libro, avere figli, secondo qualcuno. Restare nella mente del cuore e degli altri, secondo altri. Di chi ci ha amato. Di chi ci ha conosciuto. Raggiungere la vetta di un monte, secondo Balz. Non uno qualunque, si badi bene. Quel monte che da sempre lo accompagna. Ma la montagna da scalare è davvero quella che si staglia proterva nel cielo? O sono forse altri i dossi da valicare nella propria personale ricerca della felicità? Da leggere.