E non sentii più gli strilli, lo squittire delle mie sorelle… La casa si riempì di silenzio… Mio padre diventò molto triste… Mia madre pianse, non sapendo più come occupare le sue interminabili giornate… E i canarini, abbandonati in gabbia, morirono uno dopo l’altro… Io, copiavo documenti dal notaio; e osservavo, con occhio curioso, la sfilata di tutte le passioni, di tutti i crimini, di tutti gli assassini che il desiderio di possedere mette nell’anima degli uomini.
Tradotto da Albino Crovetto, pubblicato da Skira, Nel cielo di Octave Mirbeau, grande intellettuale francese, impegnato in politica e nel sociale, tanto che fu coinvolto anche nell’affaire Dreyfuss, visto che sostenne le spese per il processo intentato contro Zola per il J’accuse che il creatore di Nanà pubblicò sull’Aurore, sbugiardando le ipocrisie finanche antisemite della borghesia francese, il suo moralismo d’accatto e il suo falso perbenismo, ha centoventi anni ma sembra scritto domani. Perché parla dell’uomo. Meglio, dell’artista, e della sua condizione di estraneità di fronte a quello che è il mondo, di sofferenza per le sue brutture. Con uno stile che affascina e conquista sin dalla prima riga, Mirbeau certamente non propone una Weltanschauung ottimista, ma dipinge la realtà che gli pare di avere di fronte con un senso critico tanto raffinato da non poter lasciare indifferenti. Fa riflettere e meditare.