È grato per la lentezza e i silenzi. Dio solo sa quanto ne avesse bisogno negli ultimi tempi.
Raffaella Romagnolo, La figlia sbagliata, Frassinelli. Perfetto sin dalla copertina, che ricorda i rebus della Settimana Enigmistica – la pubblicazione ebdomadaria che allena in economia la mente e che vanta un numero abnorme di tentativi di imitazione, stando almeno ai claim pubblicitari, oltre a essere un riferimento nella memoria condivisa di ognuno (chi non ne ha mai almeno vista una copia?) -, o in alternativa i celebri murales di Marentino, in provincia di Torino, il romanzo parla di una moglie e di un marito. Fanno coppia da una vita. Il marito muore d’infarto all’improvviso. La moglie non fa quello che ci si aspetterebbe. Sta lavando i piatti, è arrabbiata per l’eccesso di formaggio nel condimento, sta vedendo in televisione dei personaggi famosi che si sfidano in una gara di ballo e un bell’attore sembra proprio il suo adorato figlio Vittorio, sempre così giudizioso (non si tuffava mica, dallo scoglio più alto: era ubbidiente!), mica come quella sciagurata di Riccarda, sbagliata fin dal nome, che ha abbandonato la sua famiglia di origine ora che i genitori sono giunti con fatica, dopo l’incidente e tanti altri piccoli e grandi problemi, alla vecchiaia. Ma di Vittorio non si può parlare, ne sono tutti gelosi… Una storia di morte, di follia, una spirale attraverso il tempo e nei meandri della mente. Da leggere.
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