Flora si fece avanti. – Accetto l’incarico – disse. Poi guardò le spazzine. – Farò del mio meglio per l’onore della casta. – Allora fallirai, perché l’onore della tua casta consiste nella sporcizia e nel servizio. Dare un insegnamento diverso significa solo illudere e confondere. – L’aroma della Devozione attraversò il favo con più forza e la sacerdotessa drizzò le antenne. – Madre Nostra, che sei in travaglio, sia santificato il Tuo Grembo.
Una scrittura frutto di un lavoro che davvero appare paragonabile a quello proverbialmente operoso delle api, quella di Laline Paull, che scrive Bees – La fortezza delle api, edito in Italia da Salani e tradotto da Guido Calza. Un romanzo di cui si potrebbe dire molto, intessendo una fitta rete di riferimenti, da Orwell fino a Hunger games, ma che in realtà rifugge da qualsiasi classificazione e come spesso accade utilizza un linguaggio allegorico per parlare di noi, della società, della contemporaneità, dei problemi del quotidiano e della comunità, delle difficoltà che nel mondo odierno si hanno a rintracciare uno spirito coeso, in una realtà dove il noi ha ceduto sovente il passo all’io, esasperato oltre ogni possibile misura. Ha un gran ritmo, una prosa incalzante, è ricco di suspense ed è un percorso avvincente tra segreti, bugie, potere, manipolazioni, invidie, ricatti e affermazione di sé.