Una sera alla settimana, con la scusa del lavoro, a volte due sere, tutte le volte che poteva, lui si tratteneva in città fino a tardi. Pian piano la sua vita si stava dividendo in due. Era vero che apparentemente era lo stesso, uguale in tutto e per tutto, ma spesso si vedono soltanto le apparenze. Il crollo è nascosto, deve raggiungere un certo livello prima di infrangere la superficie, perché i pilastri comincino a cedere, le facciate a sbriciolarsi. La sua infatuazione per Kaya era come una ferita. Voleva guardarla ogni minuto, voleva toccarla. Voleva parlare con lei, inginocchiarsi davanti a lei, abbracciarle le gambe.
Non è perfetta solo la felicità del titolo. È perfetto tutto nella prosa di James Salter, edito in Italia da Guanda. Una perfetta felicità è il romanzo perfetto, perché c’è tutto dentro. Tutto quello che serve per fare un capolavoro. Ma non è una questione di mera tecnica. Sotto la superficie levigatissima c’è un cuore che pulsa forsennatamente, una passione che agita e intorbida le acque, una tempesta descritta in modo a dir poco mirabile. Viri e Nedra sono la coppia che ti aspetti di trovare in uno dei classici e grandiosi film americani degli anni Cinquanta, quelli con Liz Taylor, Paul Newman, Joanne Woodward, Rock Hudson, Lauren Bacall, Doris Day: tutto splendido, calmo, tranquillo, sereno. In apparenza. Perché la delusione è come l’acqua cheta. Fa marcire i ponti, anche i più solidi. Straordinario.
Pingback: “Per la gloria” | Convenzionali