Mi sono appena masturbato e sto pensando al termine Masturbarsi, e d’altronde mi sono appena masturbato. Io non ho una grande cultura, per esempio non conosco né il latino né il greco, ma solo per esempio, e comunque non so bene da cosa possa provenire la parola Masturbarsi, eppure adesso sono incuriosito da questa parola, perché a pronunciarla mi sembra negativa, perché c’è quel Turbarsi che è chiaro, e quel Mas magari è un ritorno di suono spagnolo, e allora Masturbarsi potrebbe voler dire turbarsi molto, e se fosse così non sarei d’accordo perché io mi turbo molto di più a fare l’amore con una ragazza, come facevo con la studentessa di giurisprudenza con una cultura da biologa, cosa che fra l’altro non posso più fare perché non ci vediamo più…
Si capisce immediatamente perché Mangia la zuppa, amore, di Boris Virani, per Edizioni Il Foglio, nel duemilaundici sia stato presentato al Premio Strega. Perché è un esempio formidabile delle infinite possibilità che la letteratura consente a chi ne sa maneggiare gli strumenti. L’autore è giovanissimo, eppure ha una voce originale (non sembri quell’“eppure” una contraddizione; spesso infatti anche grandi scrittori, all’epoca delle proprie prime opere, sono paradossalmente molto più retorici di quanto non accada loro di essere viceversa in un’età più avanzata, quando si pensa che l’ardore giovanile si sia spento: forse sì, ma in realtà il mestiere dello scrittore lo si impara facendolo, oltre che leggendo e rileggendo, provando e riprovando, scrivendo e riscrivendo, affinando, smussando gli angoli) e limpida. Ha certo dei riferimenti, ma non copia nessuno. E in questo flusso di coscienze è dolce lasciarsi andare.